portare un gatto in aereo

Come fare a portare un gatto in aereo

È possibile portare un gatto in aereo, per andare in vacanza o trasferirsi? Certo! E Fragolino, questo bel gattone in foto, ne è la prova vivente. Quando parlo di lui tutti mi chiedono chi è. È una palla di pelo di otto chili, rispondo. Anche se ora, diventando anziano, si sta snellendo. Vive con me da 16 anni ed è venuto con me oltreoceano, in Repubblica Dominicana.

Come fare a portare un gatto in aereo

Prima di spiegarti come fare a portare un gatto in aereo, ti racconto velocemente chi era Fragolino.

Perché l’avevo chiamato Fragolino

Una piccola parentesi. Perché l’avevo chiamato Fragolino. Già, perché ora non c’è più. Perché quando l’ho raccolto aveva il nasino rosso rosso, sembrava una fragola. L’ho raccolto dalla mia ex vicina di casa quando vivevo a Collegno, dove sono nata, in provincia di Torino. Un giorno mi chiamò, sapendo che amavo e amo alla follia gli animali, in particolare i gatti, dicendomi di andare a vedere una cosa. Quando arrivai nel suo cortile vidi, in uno scatolone, una mamma gatta con quattro cuccioli. Mi disse di giocarci pure un po’ perché subito dopo li avrebbe ammazzati. Le dissi che era pazza e che non doveva permettersi.

All’epoca frequentavo spesso, anche per lavoro (avevo un rubrica di animali sul settimanale per cui scrivevo come cronista), il canile della città e così dissi alla mia vicina che se non li voleva mi sarei occupata io dell’adozione. Così presi subito la cucciolata, con mamma gatta al seguito, e li portai a casa mia. Per la felicità di mia mamma. Per fortuna avevo il giardino. Alla fine della fiera. I tre fratelli di Fragolino sono riuscita a piazzarli a persone fidate, Fragolino è rimasto con me, non ho voluto darlo via in nessun modo perché da piccolo era debole e sempre malato ed ero convinta che solo io potevo prendermi cura di lui.

Un grande compagno di viaggio e di vita

Sono passati sedici anni e fino a ora è stato un grande e importante compagno di viaggio, in senso metaforico ma anche fisico, perché io e lui abbiamo cambiato quattro case e siamo andati oltreoceano. Perché imbarcare un animale in aereo per un viaggio si può! E si deve! Da qui, dalla bellissima idea di Mimosa Martini, grande giornalista inviata di guerra, è diventato Fragolino Viaggiatore. Quando decisi di trascorrere il mio anno sabbatico in Repubblica Dominicana, avevo solo una preoccupazione: Fragolino. Come faccio a portarlo in aereo con me? Potrò metterlo in cabina e non in stiva? E se si agita, sta male, gli viene un infarto? D’altronde come dice il mio veterinario, non era e non è più un ragazzino. Ma non avevo alternative: doveva venire con me. E iniziò la mia odissea. I documenti e le vaccinazioni.

Documenti e vaccinazioni per portare un gatto in aereo 

Sulle vaccinazioni da seguire per andare oltreoceano con un gatto, in aereo, tutti d’accordo: oltre a quelle di routine, c’e da fare anche quella contro la rabbia. Meglio anche somministrargli un antiparassitario se ha parassiti, e applicare un antipulci. Poi. Microchip. Passaporto. Certificato di buona salute internazionale, che dura solo un mese dal giorno di emissione. Unico grande dubbio: insieme al vaccino antirabbica ci vuole anche la titolazione anticorpale dello stesso? E qua apriti cielo. Chi sosteneva di sì e chi sosteneva di no. Tanto sono chiare le direttive. Poi un giorno una veterinaria dell’Asl di Milano mi disse che per partire per la Repubblica Dominicana non era necessaria, ma lo diventava se Fragolino un giorno fosse rientrato in Italia. Convinta di rimanere qua per tanto tempo, non gliela feci fare. Mi sono fidata e sono partita senza la titolazione e infatti non ho avuto problemi. Ah dimenticavo: portare un gatto in aereo ha anche un costo. Che dipende dalla compagnia aerea. Io avevo pagato 18 euro a chilo. In totale, compreso il trasportino, erano 10 chili, quindi ho pagato 180 euro. Le compagnie aeree che accettano gatti ce ne sono, ma non tutte, quindi è bene informarsi con largo anticipo.

Come prepararsi invece per il ritorno in Italia

Poi in prossimità della fine del mio anno sabbatico ho deciso di rientrare in Italia. E quindi si era ripresentato il problema. Ora come faccio a partire? Devo fare la titolazione, come mi aveva detto la veterinaria. Ma per fare la titolazione è necessario effettuare un prelievo del sangue sul gatto, inviare il campione in laboratorio, aspettare tre mesi, pagare circa 200 euro. Quindi ho iniziato a informarmi anche qua tra i veterinari e le gattare, e anche presso le agenzie di viaggio. Il Consolato italiano mi ha rimandato al sito del ministero della Salute, ma la normativa in merito era introvabile. Alla fine, affidandomi anche alle persone che sono rientrate in Italia con il gatto, Fragolino può partire senza titolazione perché questa e’ si necessaria per entrare in Italia ma solo se il gatto non è europeo, ovvero acquistato o adottato qua, quindi di una razza diversa. Se è invece europeo non serve. Fragolino è contento. E io pure.

Acquista il mio libro Professione Digital Pet Sitter di Dario Flaccovio Editore.

Se questo post è stato utile e ti è piaciuto, condividilo!

Se vuoi avere una consulenza alimentare per il tuo cane o gatto gratuita, compila questo modulo 👇

    I dati personali forniti saranno trattati al solo fine di rispondere alla tua richiesta e per aggiornarti sugli ultimi post del mio blog, nel pieno rispetto di quanto descritto nella Privacy Policy. Inviando il presente modulo, confermo di aver preso visione dell’informativa.

    Iscriviti alla mia newsletter (no spam) per essere sempre aggiornato sul mondo del Pet Food e non solo!

    (Foto Fragolino by Daniela Larivei)