L’altra sera, parlando con un imprenditore italiano che costruisce case in Repubblica Dominicana, è emerso un concetto che condivido in pieno: esportare e imporre la cultura italiana in quest’isola è sbagliato. Anche perché altrimenti tanto vale rimanere in Italia. Civilizzare un Paese non vuole dire renderlo a immagine e somiglianza dell’Italia. Credo che una delle cose più belle e performanti del vivere all’estero sia proprio quello di apprendere i lati positivi di una cultura diversa. E anche quella dominicana, checchesenedica, ne ha. Viaggiare e vivere bene con la mente e fisicamente è importante. Ecco allora 5 consigli per viaggiare “leggeri” tratti dal libro di Beppe Severgnini “La vita è un viaggio” edito da Rizzoli (lo trovi su Il Libraccio) che sono anche 5 consigli per vivere a Santo Domingo.
L’altro giorno ero alla formazione di Forever Living tenuta da Salvatore Solarino al quale rubo questa frase: “Noi italiani pensiamo che la vita sia un parcheggio con un posto solo, e quindi sgomitiamo ininterrottamente per accaparrarci questo posto, quando è si un parcheggio ma con posto per tutti”. A Santo Domingo dove ho vissuto per un anno intero dai dominicani ho imparato questo: la collaborazione. Là tutti collaborano, si aiutano tra di loro, ma non fanno nulla gratis. Se un dominicano, per esempio, porta il gruppo di turisti cui ha fatto un’escursione in un ristorante, riceverà la cosiddetta propina, cioè la commissione, da parte del ristoratore. Logico, matematico: il dominicano guadagna e il ristoratore pure. Come dico sempre una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia. Ti faccio un esempio concreto. Sai quante volte ho mandato clienti a parrucchiere, estetiste, negozianti vari? E in cambio non ho avuto nemmeno un cioccolatino. Logico, matematico che clienti non ne ho più mandati a nessuno e abbiamo perso in due. I dominicani sono grandi mercenari, trafficoni, ma tant’è che lavorano tutti, perché appunto guadagno io guadagni tu. Dalla crisi si esce con la collaborazione, non sgomitando.